Raccontare di Silvio Berlusconi è come raccontare oltre 50 anni di storia del Paese. Non si può fare in una trasmissione di due ore, figuriamoci in un video di pochi secondi! In questi giorni ne sentirete e ne leggerete tante: chi farà l’elenco dei suoi processi, chi riaccenderà i riflettori sulle origini dei suoi capitali, chi vi parlerà di tv spazzatura, chi dei successi del Milan, chi delle leggi ad personam

Io voglio dare una chiave di lettura diversa.

Io voglio raccontarvi di un’epoca in cui in Italia i politici prendevano le mazzette, ma eravamo la quarta potenza economica al mondo, mentre oggi la corruzione non è certo sparita: si è solo trasformata in quella più raffinata delle porte girevoli, mentre quella triviale delle valige piene di denaro si è trasferita a Bruxelles.

Voglio raccontarvi di un’epoca in cui la Nato e l’atlantismo non dettavano l’agenda politica in maniera così sfacciata e l’Italia aveva ancora frammenti di spina dorsale per tentare di rivendicare un residuo di sovranità, come fece Bettino Craxi – grande amico di Berlusconi – in quell’ottobre del 1985, quando a Sigonella si sfiorò un conflitto a fuoco tra i militari italiani e quelli americani, che volevano portare via i terroristi della Achille Lauro.

Voglio raccontarvi dell’intesa tra la Francia di Sarkozy, la Germania della Merkel e la BCE di Mario Draghi, per far cadere l’ultimo Governo legittimamente espressione della volontà degli italiani, quello di Silvio Berlusconi, sul quale le grandi consorterie di stampo globalista non riuscivano ad esercitare il necessario controllo, prima di lunghi e lunghi anni di podestà forestieri, quei governi tecnici in missione per conto del potere sovranazionale.

Voglio raccontarvi dell’unico uomo politico che raccontava la verità sul terrorismo finanziario che la stampa aveva scatenato a partire dal 2011, sempre Silvio Berlusconi, spiegando in televisione e in conferenza stampa che nessuno spread al mondo sarebbe stato un problema per un Paese della nostra dimensione economica.

E voglio raccontarvi di quella politica che riceveva con tutti gli onori il leader di un paese africano capace di garantire al nostro paese l’indipendenza energetica, Muammar Gheddafi, il quale venne anche invitato a spiegare che la Libia, sotto al suo governo, funzionava bene ed aveva anche un grado evoluto di rappresentanza democratica. Un leader, Muammar Gheddafi, che anche per evitare questi accordi con l’Italia venne massacrato qualche anno dopo da una joint venture di guerrafondai, su tutti Hillary Clinton e Nicolas Sarkozy.

Voglio anche raccontarvi, per giungere a tempi più recenti, dell’unico uomo politico di un certo livello capace di cantare una canzone diversa rispetto alla guerra in Ucraina e di spiegare quello che di Zelensky nessun altro leader, in Italia, ha il coraggio di dire.

Voglio quindi ricordare, di Berlusconi, la figura di uomo di potere avulso dalle logge planetarie e dominanti che forgiano ed esprimono il pensiero unico, capace di rivendicare una sua autonomia di pensiero, un uomo abbastanza potente da potersi esprimere senza temere ritorsioni, con una memoria storica ancora forte e chiara sul ruolo dell’Italia come protagonista della scena internazionale e non come comparsa all’interno di una sceneggiatura scritta da altri.

Non so quindi quale Berlusconi preferiate ricordare oggi, se quello delle olgettine, quello di Vittorio Mangano, quello di Drive In e Mike Bongiorno, quello dell’Editto Bulgaro, quello delle barzellette o quello che ripuliva la sedia dove si era seduto Travaglio in una trasmissione di Santoro, prima di sedervisi a sua volta, con un coupe de théâtre degno di Totò. O magari quello che aveva creato migliaia e migliaia di posti di lavoro con le sue televisioni.

Quello che so è che insieme a lui, oggi è morta tutta una generazione di politici della vecchia guardia, a cui non fregava nulla del politically correct e dai quali ogni tanto arrivavano verità profonde che mettevano in forte imbarazzo il regime monopolista della stampa e tutti i servi e i lacchè del nuovo ordine mondiale.

Ecco, tra i grandi protagonisti della scena politica attuale di oggi, tra i leader, francamente io non vedo nessuno che possa custodire quella stessa memoria di un’Italia sovrana – o almeno più sovrana di oggi -, e dal quale sperare in una qualche forma di contrasto rispetto al trasferimento in corso dei diritti, degli interessi collettivi e dei processi di governance – cioè il potere – verso l’Alto. Un Alto che è fuori dall’Italia e probabilmente anche fuori dall’Unione Europea.

Non vedo nessuno. Solo marionette, burattini e comparse.

Non che Berlusconi avesse potuto cambiare qualcosa, si intende. E del resto, negli ultimi anni, tutto è accaduto comunque, tutto si è compiuto lo stesso… Ma ogni tanto, sentir dire qualche verità in questo regime orwelliano dominato dal Ministero della Verità, era una piccola, seppur labile consolazione.

Adesso non avremo più neanche quella.