Torna l’incubo di un allarme nucleare, a ricordarci che quando si gioca a fare gli apprendisti stregoni, poi le cose possono sfuggire di mano in mille modi diversi. E la legge di Murphy, che non mente mai, parla chiaro: «Se qualcosa può andare storto, lo farà». Corollario: «e lo farà nel peggiore dei modi».

Tradotto: non importa quanti sistemi di sicurezza uno implementi, quanta tecnologia costruisca, quanti sforzi uno faccia per imbrigliare la potenza del Golem. Prima o poi la sua energia distruttiva si libererà. Nel seguito di Jurassic Park, John Hammond dice al professor Ian Malcolm di avere previsto tutto, e che è sicuro di non rifare gli stessi errori. E il professore, interpretato magistralmente da Jeff Goldblum, risponde: “No, infatti: ne state commettendo di nuovi!“.

Una centrale nucleare pone più problemi di quanti non ne risolva. Ci sono le scorie da smaltire, innanzitutto. Ma soprattutto, nonostante si adottino tutti i criteri di prevenzione possibili, niente e nessuno potrà mai garantire che la furia devastatrice del reattore non verrà liberata a causa di un terremoto, ad esempio, o di un meteorite, o di un aereo che improvvidamente decida di caderci proprio sopra, di un atto terroristico oppure …di una guerra.

Ed è quello cui stiamo assistendo proprio oggi. La centrale nucleare di Zaporizhzhia è oggetto di continue minacce da parte degli eserciti contendenti, e gli allarmi su una possibile esplosione del sito sono ormai all’ordine del giorno. La centrale è stata spenta mesi fa per evitare possibili fughe nell’atmosfera dello Iodio-131, l’elemento più volatile e più pericoloso per la salute. Ma niente garantisce che un’esplosione sufficientemente forte non possa causare la dispersione di altri veleni nell’aria.

L’aria è di tutti: dei russi, degli ucraini, degli americani… ed è nostra. La stessa aria che respiriamo noi, e che consente a noi e ai nostri figli di vivere, la respirano anche i militari, la respira Zelensky e la respira Putin. L’umanità sa esprimere valori di grande profondità spirituale, così come una stupidità ineguagliabile da parte di qualsiasi altra specie animale. Sentivo l’altro giorno il professor Mancuso ricordare che proprio l’intelligenza, che rappresenta uno dei trofei esibiti per dimostrare la supposta superiorità della razza umana sul creato, è in realtà la causa più probabile della nostra stessa estinzione.

Una specie ha un’aspettativa di vita, sul pianeta, di cinque milioni di anni. Noi siamo sulla Terra da qualche centinaia di migliaia di anni, e ogni giorno rischiamo di fare una cazzata che ci spazzi via con un colpo di spugna. Se accadesse, potremmo avere un trofeo, sì: quello della specie che non è stata capace di sopravvivere manco a se stessa. E senza bisogno di nessun meteorite.

In questo speciale andato in onda su Byoblu ieri sera (canale 262 del digitale terrestre, 462 di Tivùsat e 816 di Sky), Virginia Camerieri cerca di fare il punto sulle probabilità di un disastro, e su come reagire a un allarme nucleare, con lo scrittore del libro “Educazione siberiana” Nicolai Lilin, il giornalista Roberto Vivaldelli, il reporter di guerra Andrea Lucidi da Lugansk e Carlo Locatelli, direttore del centro antiveleni Maugeri di Pavia.

Buon ascolto.